Un’avventura notturna nella periferia di Bangkok: paura e sopravvivenza tra strade deserte e cani randagi

Pubblicato da lakida il

Se non fosse stato per la signora della guesthouse che ha bussato alla mia porta alle prime luci dell’alba, avrei continuato a dormire profondamente, beata nella sensazione di essere finalmente in un clima estivo, mentre a casa era pieno inverno. Maglietta, shorts e una brezza calda: che sollievo!

Eppure, la tranquillità del risveglio non riusciva a scacciare la paura della notte precedente. Non mi sono mai sentita così in pericolo in tutta la mia vita.

Tutto è iniziato quando sono atterrata all’aeroporto internazionale di Bangkok poco prima di mezzanotte. Il mio volo domestico per il nord della Thailandia era fissato per la mattina successiva, così avevo prenotato una guesthouse vicino all’aeroporto domestico. Semplice, no? Dopo un viaggio in shuttle di un’ora, mi trovo finalmente a destinazione. O quasi.

Google Maps segnala che per raggiungere la mia guesthouse ci vorranno 30 minuti a piedi. Dopo tante ore di volo, l’idea di una passeggiata nell’aria calda notturna di Bangkok era davvero allettante. Non potevo immaginare che questa scelta mi avrebbe portato in una delle esperienze più inquietanti della mia vita.

La prima parte del percorso mi costringe a camminare accanto a una superstrada a più livelli, senza marciapiede, con macchine che sfrecciano a tutta velocità. Mi ritrovo completamente sola, circondata solo dal rumore del traffico e dai cantieri. Io e il mio zaino, niente di più.

Seguendo il navigatore, arrivo a un piccolo ponte che devo attraversare, ma mi trovo davanti al cancello chiuso di una scuola. Ovviamente, essendo notte fonda, è tutto sbarrato. A peggiorare la situazione, due cani sorvegliano l’area e, non appena mi avvicino, iniziano ad abbaiare e a rincorrermi con aggressività. Riesco a scappare in tempo, trovando rifugio su un marciapiede.

L’idea di percorrere ancora chilometri lungo la superstrada, da sola e al buio, mi terrorizza. Non ci sono taxi, non ci sono persone, e le telefonate sarebbero inutili. A chi potrei chiedere aiuto?

Mentre cerco di mantenere la calma, un ragazzo in bici sbuca dal nulla e scompare in una stradina laterale, buia e stretta. Mi sembra quasi una via d’uscita, e decido di seguirlo.

Mi addentro in un quartiere di case in legno, con stradine strette e deserte. Non ci sono luci, né persone. L’unica compagnia sono le ombre inquietanti che si allungano sotto la luce naturale della notte. Mi muovo rapidamente, correndo a tratti, con la costante sensazione che qualcuno possa sbucare da un momento all’altro. Ogni minuto sembra un’eternità.

Finalmente esco da quel dedalo e davanti a me appare un piccolo ponticello di legno, largo appena per il passaggio di una persona. Su entrambe le estremità, due cani dormono profondamente. Con passo lento ma deciso, inizio a attraversarlo. Non ho il tempo di rilassarmi: i cani, svegliati dal mio passaggio, iniziano ad abbaiare furiosamente e a rincorrermi. Ma, per fortuna, riesco a oltrepassare il loro territorio in tempo.

Il percorso, però, non è finito. Le strade si allargano, ma non sono più sicure. Davanti a ogni casa, accanto a ogni cancello, ci sono cani di grossa taglia che mi osservano e iniziano a seguirmi. Sono sola, nel cuore della notte, circondata dal buio e dai cani che mi fiutano a ogni passo. Mi avvicino sempre più a loro, tanto che posso sentire il loro respiro sulle mani. Non mi volto indietro, cammino con calma, evitando di invadere il loro territorio. Sono concentrata su ogni rumore, consapevole che una mossa sbagliata potrebbe scatenare un vero e proprio attacco.

Ogni passo avanti sveglia nuovi “guardiani”, e un branco di cani mi segue, abbaiando furiosamente. Se uno di loro fosse saltato su di me, in un attimo sarei stata circondata. Chi mi conosce sa che non ho paura dei cani, ma quella notte le circostanze erano completamente fuori dal normale. Non avrei dovuto essere lì. Avrei dovuto prendere un taxi.

La mattina dopo, tornando indietro, il percorso che la notte prima mi sembrava un incubo era pacifico, quasi rilassante. Il contrasto con il terrore vissuto poche ore prima mi ha lasciato un’impressione indelebile.

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