Quelle bacche non commestibili: sentirsi male in viaggio

Pubblicato da lakida il

Sono stati due giorni davvero terribili. Ieri ho lasciato il mio bungalow con acqua calda e la doccia all’aperto, sentendomi riposata, ma già preoccupata per le sei ore di viaggio su strade a zig-zag che mi aspettavano. Prima di partire, però, ho deciso di fermarmi a visitare un villaggio tipico nei dintorni dei laghi di Kelimutu.

Il villaggio era composto da 18 casette di legno, e appena ho messo piede lì, sono stata invitata a entrare nella prima casa. Non me lo sono fatta ripetere due volte. All’interno c’erano uomini e donne che mangiavano e, con grande ospitalità, mi hanno invitata a unirmi al banchetto. Con grande piacere ho accettato: avevo davvero fame, e loro non facevano che riempirmi il piatto. Dopo aver ringraziato e salutato, ho continuato il mio giro per il villaggio.

Durante la mia passeggiata, alcuni abitanti mi hanno offerto delle bacche che sembravano nocciole, ma con l’aspetto di castagne. Curiosa come sempre, ne ho mangiata una subito e devo dire che mi è piaciuta. Mi hanno offerto di comprarne un pacchetto, e l’ho fatto. Solo dopo, uscendo dal villaggio, ho scoperto che quelle bacche non erano commestibili! E purtroppo ne avevo già mangiate parecchie. Ormai era troppo tardi per preoccuparmi, e ho sperato di non stare male.

Il viaggio in macchina è stato un incubo per il mio stomaco. Ho dovuto fermarmi ogni 10 minuti per nausea e malessere. Ma così non sarei mai arrivata a destinazione. Alla fine, mi sono praticamente buttata fuori dalla macchina all’ultima sosta. Il caldo era opprimente e non c’era ombra. Mi sentivo così male che non riuscivo a camminare dritta, barcollavo fino a una veranda. Mi sono seduta, piegata in due dal dolore.

Mentre cercavo di riprendermi, una voce dolce mi ha chiesto se stavo bene. Mi sono girata e ho visto una giovane ragazza che mi ha offerto aiuto e mi ha invitata a entrare in casa sua. La famiglia mi ha accolto calorosamente, e la ragazza, Narthy, mi ha procurato un olio tradizionale che usano per malesseri generali. Dopo averlo spalmato sull’addome, ho sentito un calore intenso che ha cominciato a darmi sollievo.

Mi sentivo un po’ meglio e ho deciso di continuare il viaggio, ma dopo poco il malessere è tornato. Ogni volta che mi fermavo, venivo circondata dai locali che cercavano di aiutarmi con rimedi tradizionali e persino pasticche per il mal di macchina, che purtroppo non hanno fatto effetto. Alla fine, mi sono arresa: non riuscivo più a proseguire e il buio stava calando. L’unica soluzione è stata fare autostop sugli scooter di passaggio. Così, passando da uno scooter all’altro, le sei ore di viaggio sono diventate nove.

Quando sono finalmente arrivata, era buio pesto e non vedevo nulla attorno a me. L’unica cosa che sentivo era il rumore del mare, a pochi passi. Francisco, il proprietario della casetta dove alloggiavo, mi ha mostrato la stanza. Era bellissima, semi aperta, come dormire all’aperto. Guardando il cielo, ho visto uno spettacolo incredibile: la Via Lattea e un miliardo di stelle, un cielo che neanche nel deserto del Sahara avevo mai visto così. Mi sono addormentata cullata dal rumore del mare, dimenticando tutto il resto.

La mattina dopo, il malessere era tornato, e questa volta capivo che non si trattava solo di mal di macchina: quelle bacche stavano facendo il loro effetto. Francisco mi ha fatto mangiare un pezzetto di aglio crudo e bere acqua calda, poi mi ha massaggiato con un olio particolare per “sbloccare la circolazione” (secondo lui), e mi ha fatto masticare alcune erbe. Lentamente, ho iniziato a sentirmi meglio e ho potuto mangiare un po’ di papaya, così da prendere una pasticca per lo stomaco.

Tuttavia, il malessere continuava, e ho considerato l’idea di andare in ospedale, ma l’unico ospedale disponibile era a tre ore di distanza. Non mi restava che aspettare che le cure di Francisco e il buscopan facessero effetto. Miracolosamente, per l’ora di pranzo mi sono sentita abbastanza in forze per proseguire. Ho deciso di affrontare il resto del viaggio in scooter.

Una volta arrivata a Ruteng, nella Homestay di Jeff, ho ordinato tè allo zenzero e limone e una coperta. Finalmente mi sentivo un po’ meglio e ho potuto riposare. Prima di andare a letto, ho chiesto un altro massaggio, questa volta da una signora del posto, che ha usato due bottiglie di plastica riempite di erbe preparate da lei. Anche se sono stati due giorni lunghi e difficili, è stata un’esperienza unica che mi ha fatto conoscere un aspetto del viaggio che altrimenti non avrei mai vissuto.

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1 commento

Vito Castellano · Aprile 23, 2022 alle 13:07

Ciao Kida, ti seguo sempre con molta attenzione e affetto. Anch’io prima della pandemia viaggiavo tanto, spero di poter riprendere presto. Quanto allo star male in viaggio, mi è successo in Marocco. Complimenti per il tuo coraggio e la tua passione.

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